L'artigianato salentino
Per secoli, la netta distinzione fra artigianato e arte ha fatto in modo che i due momenti di una medesima operatività venissero etichettati sotto le voci di "arte" o "arte minore". Gli artigiani sono stati espropriati di una cultura superiore e le loro opere bollate come “arti minori"; sono stati relegati nell'ambito della cultura materiale, anche se qualche volta i loro prodotti meritavano più attenzione di alcuni dipinti o sculture.
Per quanto riguarda l'artigianato contemporaneo, invece, le divisioni sono altre: da un lato abbiamo una produzione raffinata di lavori eseguiti con preziosità; dall'altro una produzione più popolare che riscuote in questo momento maggiore successo perché ritenuta depositaria di antichi valori e perché si colloca in contrapposizione a quella industriale. La tradizione quindi diventa simbolo di una società in cerca di ideali che, non riuscendo a costruirne di nuovi, si guarda indietro per aggrapparsi a quelli vecchi.
Ma le tante esperienze, i mutamenti sociali, culturali e politici pongono l'artigiano di oggi di fronte al grande divario fra il suo reale essere odierno e ciò che è percorribile nell'ambito della tradizione La natura stessa dell'artigianato che, per sua formazione tende alla conservazione, limita le innovazioni in modi molto controllati.
Rimane tuttavia il dubbio se sia più proficuo procedere nel tentativo di recuperare il rapporto con la tradizione o se si possa imboccare una via del tutto nuova. E’ proprio in questo dilemma che si è inserita anche l'attenzione dei design che, dopo avere per decenni seguito solo la produzione industriale, da qualche anno si interessa anche della lavorazione manuale. Ed è così che tanti prodotti nascono grazie alla creatività dei progettisti e vengono realizzati grazie all'intelligenza tecnica degli artigiani.
Il ferro battuto, la cartapesta, le ceramiche, i ricami, la lavorazione della pietra e del legno, sono un patrimonio del nostro territorio che deve essere salvaguardato. Se pensiamo, poi, alla stretta connessione tra questa nostra ricchezza con il turismo, comprendiamo ancora di più perché è importante mantenere vive le tradizioni artigianali.
Nel Salento l'artigianato, oltre ad essere una fiorente realtà produttiva ed economica, è anche un fenomeno fortemente radicato nella cultura del luogo, tanto da poter essere il simbolo della memoria storica di una terra. Non rinnegando il passato, il territorio ha visto vecchio e nuovo mescolarsi ed integrarsi attraverso gli usi e il folklore; tanto che gli artigiani si esprimono da sempre seguendo i canoni dell'arte popolare.Basterebbe elencare una serie di oggetti ottenuti lavorando il ferro e la pietra per cogliere la grande capacità manuale nel rispetto della tradizione tecnica che caratterizza da sempre gli artigiani salentini: mobili in legno massiccio pregiato, sculture e oggetti intagliati nella pietra con motivi decorativi tradizionali. Ma la lavorazione tipica si esprime in modo consistente anche nella cartapesta, nella tessitura e nella ceramica.
Volendo visitare il territorio e le sue realtà artigianali si può percorrere un itinerario turistico all'insegna della riscoperta delle botteghe artigiane.
Il gusto della decorazione raggiunge le sue punte massime a Lecce: l'ornamento avvolge le Chiese barocche e i frantoi di case, balconate e statue. Pagano e cristiano si fondono riproducendo temi figurativi tratti dalla tradizione simbolica mediterranea: la donna, la coppia, il gallo; sinonimi di fertilità ed abbondanza, vengono unificati a elementi magici, pagani e cristiani, la cultura aulica e contadina alla religione e superstizione.
I centri di produzione più interessanti per la ceramica sono Cutrofiano e Lucugnano, dove ritroviamo forme classiche, essenziali, dal sapore cinque-seicentesco con citazioni che ricordano la ceramica di Faenza e con un colore di fondo dominante come il bianco lattiginoso. Le tante botteghe artigiane realizzano prodotti carichi di forme e colori, ispirandosi al mondo arcaico e classico o sperimentando nuovi modelli, come la produzione dei tipici vasi con coperchio decorati con motivi misti e floreali, di concezione arcaica ma largamente modernizzati.
Tipico della ceramica salentina è anche il colore verde intenso dato dalla smaltatura che viene usata o in modo compatto o fatto sgocciolare su fondo bianco.
Non possiamo dimenticare un altro esempio di produzione in ceramica diffuso in tutto il territorio, quello dei fischietti, trombe in terracotta che riproducono forme antropomorfe e zoomorfe e che ritroviamo il 17 gennaio a Rutigliano per la fiera del fischietto.
Se vogliamo ammirare i tessuti artigianali dobbiamo andare a Tiggiano o Veglie; mentre Galatina e Otranto sono rinomati per il merletto detto "chiaccherino", simbolo dell'arte salentina per l'aspetto leggero della tela.
Il ricamo è un'arte che si tramanda da madre a figlia, soprattutto per l'importanza che ancora si dà al corredo della sposa. Ed è proprio per contenere il corredo nuziale che venivano realizzate cassapanche in legno d'ulivo, utilizzate poi come contenitori di grano ed alimenti secchi.
Visitando Veglie possiamo vedere cassapanche di ottima fattura che vengono prodotte più per la loro
valenza simbolica della cultura contadina che per la reale funzione.
Parabita è una località ricca di botteghe dove i maestri artigiani si dilettano nella lavorazione del legno intarsiato realizzando mobili molto ricchi e fantasiosi, tipici dell'esuberanza decorativa pugliese, Questo paese va ricordato anche per la lavorazione degli smalti, così ricca di colori e sfumature, attività che ha potuto diffondersi grazie all'impegno svolto dagli Istituti professionali d'arte.
A Depressa troviamo, invece, una grande quantità di piccoli mobili in legno tornito e laccato, spesso simili alle ceramiche e quindi utilizzati come arredi di contorno.
Ma l'artigianato pugliese è rinomato soprattutto, senza nulla togliere alle altre forme artigianali, per la produzione di cartapesta, una forma di artigianato artistico che si è andata definendo nel Salento alla fine dei XVI secolo ed è ormai parte integrante della figura plastica decorativa tradizionale, diventando con la ceramica, l'attività produttiva che più identifica l'artigianato locale.
La produzione di oggetti in cartapesta la ritroviamo in vari centri dei Salento, quale Tricase, Scorrano, Surbo, ma la vera capitale di questa espressione artigianale resta Lecce, dove il 13 dicembre, in occasione della festa di S. Lucia, ha luogo una fiera che raccoglie soprattutto oggetti in terracotta e cartapesta.
In altri momenti dell'anno, se vogliamo trovare tutto il repertorio dei manufatti salentini possiamo andare nel locali della Mostra Permanente dell'artigianato, sempre a Lecce, in via Rubichi 21.
Un'altra importante attività artigianale del leccese è quella del ferro battuto: bravi artigiani si trovano ovunque e si riconoscono non solo per l'abilità tecnica della battitura del ferro, a freddo e a caldo, e della forgiatura, ma anche per la capacità riproduttiva di antichi sistemi, strutture e procedimenti lavorativi.
I prodotti più noti sono i candelieri, le lampade, i lampadari, le inferriate per le finestre, le cancellate; tutti prodotti che spesso nel passato hanno armonizzato lo stile Rococò con il Barocco leccese.
E parlando di Barocco non possiamo non parlare della pietra leccese, materiale docile legato alla tradizione e alla civiltà salentina; le Chiese ed i Palazzi dimostrano infatti il lavoro eseguito nel secoli dagli abili scalpellini.
Otranto, infine, è importantissima per il mosaico; il magnifico pavimento della Cattedrale è ancora oggi fonte inesauribile di riferimenti storici per tutti quegli artigiani che in questo settore si dilettano a fare prestigiose riproduzioni.
La cartapesta
In questi ultimi anni si assiste ad una riscoperta della cartapesta nell'artigianato e nell'arte.Accessibile, leggera, resistente, la cartapesta è un materiale poco costoso con cui si ottengono ottimi risultati in breve tempo.
Se l'arte barocca leccese lega la sua fioritura alla locale tradizione delle botteghe degli scultori-scalpellini della pietra e può essere considerata il risultato di un'autentica espressione popolare, la cartapesta nasce più come impegno religioso in un contesto mistico e pagano.
Nonostante le più antiche tracce risalgano al seicento è nell'ottocento che si ha il culmine dei suo fiorire con una tecnica di lavorazione che è rimasta immutata attraverso i secoli, sino ai nostri giorni.
E' un artigianato povero. La realizzazione dell’opera è costituita da carta straccia, lavorata con colla d'amido, ad una struttura interna fatta di paglia e fil di ferro si aggiungono il gesso e i colori.
L'artigiano, fissate le dimensioni della statua, modella in creta i volti, le mani, i piedi e li fissa nel gesso per lo stampo. Così cominciano le fasi della lavorazione; dall'impagliatura del manichino attorno ad un asse di legno, infisso in verticale in una base, alla modellatura, con stoppa e paglia.Il manichino viene ricoperto con carta imbevuta di colla d'amido; la statua così modellata viene messa ad asciugare per vari giorni, quindi viene ulteriormente modellata con la focheggiatura, poi il cartapestaio inizia con la vestitura e la coloritura.
I prodotti in cartapesta sono ancora oggi quelli classici: statue sacre di varie dimensioni, dove le figure non hanno subito grandi trasformazioni; i soggetti sono sempre quelli tradizionali.
Anche la tecnica è ancora uguale, se si esclude il fatto che i pastori spesso non vengono più dipinti, ma finiti con la cosiddetta focheggiatura.
La ceramica
Il procedimento della lavorazione della creta è antichissimo.La creta, opportunamente depurata dai corpi estranei, viene tenuta costantemente umida con la sola acqua e, prima di lavorarla al tornio, l'artigiano prepara tante "pagnottine" di varia misura. Eseguito l'oggetto lo si lascia essiccare all’aria, meglio se al sole, e poi s'inforna ad una temperatura che raggiunge gli 800-900 gradi centigradi. A seconda degli impasti d'argilla, del tipo di rivestimento, dei grado di cottura, si ottiene un tipo diverso di ceramica: terracotta, terraglia, maiolica, gres, porcellana.
La produzione è molto varia: vasi, anfore, pentole, pignatte, piatti, bicchieri, soprammobili.
Un cenno a parte va fatto per i "pupi", figurine umane realizzate a mano e destinate a popolare i presepi e le natività.
Tutto il Salento fu centro di grande produzione di manufatti in creta, produzione dovuta alla disponibilità di materia argillosa, alle necessità domestiche e all'influenza della civiltà delle colonie della Magna Grecia.
Una tradizione antichissima, dunque, che è continuata nei secoli fino ai nostri giorni; tanto è vero che ancora oggi ci sono aziende artigiane che lavorano la creta seguendo finiture manuali simili al passato, come l'utilizzo dell'antico tornio a pedale, della modellatura e della pittura. Non possiamo comunque dimenticare che furono i Messapi e i Dauni, nell'antichità in età preclassica, a creare uno stile di lavorazione e decorazione della ceramica, come dimostrano le trozzelle messapiche e i vasi a nastro della Daunia. La seconda esplosione di tale tecnica artigianale fu quella del Barocco, nel sei-settecento, con manufatti più elaborati e raffinati.
Di origine contadina sono invece tutti quei grandi contenitori nati per conservare il più a lungo possibile i prodotti della terra: a volte mastodontici, i famosi "Caposoni", di colore giallo caramellato o verde smeraldo intenso, sono il vero simbolo della ceramica pugliese e sono capaci di contenere fino ad un quintale di vino.
Altri simboli decorativi tradizionali sono i fiorellini blu e il gallo che, ancora oggi, ritroviamo riprodotti su numerosi piatti e coordinati per la tavola.
Il ferro battuto
L'arte del ferro battuto nel Salento si riaccende, dopo un periodo di lungo torpore, durante lo stile Liberty.Al ferro, per la sua resistenza e per il suo carattere decorativo, si affida il compito di abbellire la casa e la città; fiorente è quindi la produzione di suppellettili domestiche: alari, copricaloriferi, ferri da camino e letti.
Come per il passato, l'artigianato del ferro battuto è legato all'architettura sacra; con la medesima armonia e grazia, l'arte febbrile si esprime negli interni delle Chiese e dei Conventi e, spesso, sostituisce altri materiali.
Nei secoli XVI e nel XVII, in un periodo che vede protagonista lo stile Rococò ed il Barocco, gli abili artigiani di tale settore hanno saputo sintetizzare il predominio estetico del periodo riuscendo a creare, nei loro laboratori, incredibili decori e cesellature, utilizzati in tanti palazzi.
Usando il martello e la forgia, mezzi di lavoro antichissimi, gli artigiani realizzano ancora oggi candelieri, lampadari, testate di letti, grate, balaustre, ringhiere, inferriate e cancellate.
Il rame
Più leggero del ferro è il rame che, con quel suo rosso particolare, è da sempre un metallo molto richiesto. Gli oggetti in rame sono spesso splendide brocche, caraffe, anfore, caffettiere, oliere e padelle.
La decorazione è ridotta al minimo, sobria, ma smagliante, realizzata con qualche fiore stilizzato a rilievo, fatto con punzoni, o con la martellatura di migliaia di piccolissime facce, ottenute con un materiale particolare la cui superficie battente deve avere levigatezza estrema.
Parlando del rame non possiamo tralasciare il rame smaltato; la lavorazione degli smalti ha potuto diffondersi nel Salento grazie alla preziosa attività degli Istituti d'Arte ed alla loro rivisitazione di esperienze estere.
Il legno
Numerose sono le varianti a cui si piega l'artigianato del legno: l'intarsio, l'intaglio e l'ebanisteria hanno dato vita, nei secoli, a prodotti raffinati destinati all'arredamento o alla decorazione di Chiese e Palazzi. Al di là delle cassapanche e dei mobiletti in legno d'ulivo, il mobilio pugliese non ebbe un suo stile preciso, come, per esempio, quello valdostano o veneziano. Una volta però superata la cultura domestica e campagnola, che ha dato inizio a questo genere di lavorazione, l'ebanista salentino si è affinato in intarsi e decorazioni, diventando una via di mezzo tra il falegname e lo scultore e dimostrando così un gusto, un'accuratezza di esecuzione, che è diventata il vanto di un'intera categoria di artigiani. Fiorente è quindi oggi la produzione artigianale di tale settore, dove la tradizione più remota sta cercando innesti con il gusto contemporaneo. Stanno nascendo da tale incrocio figure professionali ibride di imprenditori-designer-artigiani, gestori di laboratori di falegnameria, progettisti e distributori del prodotto realizzato in quantità limitate. I nuovi manager del legno, ormai lontani dalla vecchia categoria di falegnami, puntano sulla linea e valorizzano le qualità dei materiale: spessori, colori, venature.Qualche buon artigiano si può ancora vedere nell'arte dell'intarsio; fiorente tra il '400 e il '700, secoli nei quali sono stati realizzati i migliori esemplari di cori ed organi, questa tecnica viene usata oggi dall'intarsiatore per realizzare quadri. Più che mai artisti, svincolati da ogni legame con la funzionalità dell'oggetto, gli intarsiatori lavorano di fantasia e perizia; maestri indiscussi dell'intarsio policromo dal quale hanno tratto quasi un'arte pittorica, quella di dipingere con il legno.
Ben diffusa in tutto il territorio è la produzione artigianale in legno di oggetti in radica d'ulivo, eseguita da ebanisti e tornitori, dove la lavorazione ha trovato una formidabile spinta nella necessità di realizzare strumenti ed utensili utili per il lavoro quotidiano. Il legno d'ulivo è profumato, nodoso, piacevole al tatto quando è tornito; i tronchi di piccole dimensioni vengono tagliati e scavati per farne ciotole, coppe, vassoi.
La pietra leccese
Il tema della plasmabilità e della facilità di lavorazione è il motivo per il quale molti si soffermano a ricordare la pietra leccese. Da una tinta quasi bianca ad una aurea, il materiale si lascia intagliare con la stessa facilità del legno e modellare con le mani, quasi fosse argilla; può inoltre "sfregarsi" fino a farne una schiuma con la quale si possono formare disegni intricati come merletti.La durezza e la resistenza del materiale cresce con il passare dei giorni, mesi e anni: appena cavata si taglia con il coltello, dopo pochi giorni diventa già dura.
Sia in campo architettonico che scultoreo la pietra leccese ha saputo ottenere un riconoscimento artistico che è diventato famoso in ambito internazionale.
Tutta l'architettura di questa terra testimonia il lavoro e la perizia di quegli artigiani che, dopo aver ridotto in blocchi perfettamente squadrati la pietra, hanno saputo poi modellarla con la mazza e lo scalpello e, per la sua facile scolpibilità, l'hanno trasformata in fregi, volute, capitelli, trine, cornici e lavorata facilmente al tornio.
E' perciò che questa roccia calcarea, in campo architettonico, nel corso dei secoli, ha sempre assunto la funzione di materiale adatto alle decorazioni ed è intimamente legata al Barocco leccese.
Di colore giallo paglierino, di impasto poroso, a grana fine, è una pietra che conserva una ricchissima ed abbondante serie di resti fossili di fauna marina più che terrestre.
Rappresentando un contatto tra l'uomo e la natura che non si è mai interrotto nei secoli, ha trovato anche impiego nei primi monumenti preistorici (dolmen) e megalitici (menhir) di Terra d'Otranto oltre che nell'arte statuaria e nelle costruzioni romane.
Il tessuto e il ricamo
Una tradizione in ripresa è quella del tessuto a telaio e del ricamo: ancora oggi, in quasi tutti i comuni del territorio, vi sono tessitrici con telaio tradizionale salentino, che si tramandano l'arte da più generazioni.Il telaio, tuttora in uso, è quello a pedali di origine antichissima, ha la forma rettangolare ed è in legno d'ulivo.
Con il telaio la lavorazione è resa più veloce grazie all'apertura dei passo, ossia lo spazio creato tra i fili dell'ordito e quelli della trama, all’utilizzo dei pedali e all'introduzione della trama con la navetta.
Risalire all'origine di quest'arte è quasi impossibile; ma alcuni riferimenti possono rintracciarsi nella colonizzazione ellenica, nell'influenza saracena e nei disegni orientali.
Se si passa alle origini storiche dei merletto si vede che esso è nato con tutta probabilità proprio in Italia alla fine del '400 sia per ragioni funzionali che estetiche.
Ancora oggi i ricami, i merletti e i pizzi sono uno dei maggiori vanti delle artigiane dei Salento; non esiste un solo paese della provincia in cui non vi sia almeno una ricamatrice-merlettaia, capace di fare puntine, tramezzi e rose per decorare corredi, centrini, tovaglie e copriletto di gran pregio.
Tutte le tipologie dei “punto ad ago” sono presenti in un'infinita gamma di disegni spesso ispirati al paesaggio e alla natura.
I merletti più conosciuti sono il “chiaccherino", fatto con la spoletta sulle dita, e poi ancora il “tombolo", con la famosa tecnica di intrecciare i fili intorno ad altri puntati su un disegno, sistemato su un grosso cuscino cilindrico imbottito.
Il giunco
L’arte dell'intreccio del giunco è antica e veramente artigianale.
Prima di iniziare la lavorazione, le cortecce di ulivo e gli sterpi di moro, dopo essere stati raccolti, vengono levigati ed ammorbiditi con prolungati bagni d'acqua. La lavorazione poi prosegue come fosse un ricamo e ne ripete i punti: a croce, a stella, a tessuto, a rete. E' tutto un gioco di simmetria e di equilibrio; la stella del fondo richiama quella del coperchio, la treccia del manico quella del bordo, i colori delle decorazioni viola, verdognolo e bluastro riproducono motivi di certi antichi tessuti locali.
I prodotti tipici di tale lavorazione sono: cesti, panieri, contenitori, forme per la ricotta, borse e altri oggetti tradizionali.
Il mosaico
Un'altra realtà artigianale antichissima è quella del mosaico.
Basti pensare al grande esempio storico che ci viene offerto dalla Cattedrale di Otranto. Chi si occupa di questa lavorazione artigianale, oltre a realizzare riproduzioni di grande valore artistico, si diletta anche nella creazione di complementi d'arredo quali tavoli, cornici e specchi.
Il vetro e il cuoio
Vi sono situazioni artigianali giovani che non hanno origini legate al nostro territorio, ma che costituiscono ormai una realtà importante: la lavorazione del vetro e del cuoio.
Le lavorazioni in vetro sono spesso motivate dal desiderio di sperimentare forme nuove e di accostarle anche a materiali diversi come la ceramica, il legno, la pietra e il cartone. Non mancano comunque prestigiose soluzioni più tradizionali quali bottiglie, bicchieri, cornici, tutte interamente decorate a mano.
Le lavorazioni in cuoio sono invece caratterizzate dalla ricerca di pelli pregiate e dalla realizzazione di accessori sempre più innovativi. Chi lavora il cuoio, oggi, produce borse, valigie, cinture, ma anche oggetti più caratteristici legati alla cultura dei luogo come custodie per gli strumenti musicali e per i tamburelli.
Le composizioni
Una nuova e particolare realtà artigianale è quella delle composizioni, spesso sottovalutata perché considerata da molti un semplice assemblaggio. In realtà è anch'essa una forma di artigianato che richiede molta abilità; si vedono infatti bouchet per sposa, con piccolissimi fiori di carta, realizzati interamente a mano, o quadri così ricchi di rami secchi da creare una piacevole suggestione pittorica.