Componentistica autoveicolare:
strategie ed evoluzioni oltre la crisi
Torino 18 giugno 2009 *** Presentati questa mattina i dati dell’ultimo Osservatorio della
componentistica autoveicolare, tradizionale strumento d’indagine realizzato dalla Camera
di commercio di Torino per l’analisi del settore auto in Piemonte e in Italia e basato su
interviste a 882 imprese piemontesi e italiane, rappresentative di un universo di oltre 2.500
società di capitali componenti la filiera italiana autoveicolare.
“I dati dell’Osservatorio mostrano con chiarezza gli effetti della crisi economica, con un
calo nel 2008 dei ricavi complessivi della filiera pari al 2,6%. - sottolinea Alessandro
Barberis, Presidente della Camera di commercio di Torino - Per quanto riguarda il 2009
permangono le difficoltà: i dati camerali sulla produzione nell’industria manifatturiera dei
mezzi di trasporto evidenziano nei primi tre mesi dell’anno una flessione di quasi il 39%
rispetto allo stesso periodo del 2008. Per uscire dalla crisi è indispensabile però investire sul
futuro: l’innovazione di prodotto e di processo e l’adozione di tecnologie pulite
rappresentano delle valide opportunità per giocare un ruolo importante sui mercati
internazionali”.
Da quest’anno l’Osservatorio sulla componentistica autoveicolare italiana della Camera di
commercio di Torino, risulta ulteriormente arricchito dalla collaborazione con ANFIA, che
come portavoce delle aziende italiane che operano ai massimi livelli nei settori della
costruzione, trasformazione ed equipaggiamento degli autoveicoli per il trasporto
individuale e collettivo di persone e di merci, rappresenta il punto di riferimento relazionale
e strategico tra la filiera automotive e il contesto politico-istituzionale italiano e
internazionale. La collaborazione per il 2009 si sviluppa soprattutto con attività di carattere
promozionale, mentre a partire dalla prossima edizione evolverà anche a livello
contenutistico.
“La presentazione di quest’indagine è un’occasione per ricordare che la componentistica
autoveicolare rappresenta un settore di punta dell’economia italiana, altamente tecnologico
e con una bilancia commerciale fortemente attiva. – ha dichiarato Mauro Ferrari,
Presidente del Gruppo Componenti ANFIA e Vice Presidente di ANFIA – Il settore, costituito
da 2.500 aziende con un fatturato di 45 miliardi di euro, impiega 170.000 addetti e
presenta un saldo positivo della bilancia commerciale per 6 miliardi. A un 2008 difficile,
soprattutto nell’ultimo trimestre, sull’onda del crollo delle vendite di autoveicoli a livello
internazionale, ha fatto seguito nei primi mesi del 2009 un ulteriore aggravamento, dovuto
in particolare a una forte crisi di liquidità e al sostanziale congelamento dei nuovi modelli
di vetture da parte dei principali Costruttori nazionali ed esteri. A questo si aggiunge
l’assenza di misure specifiche a sostegno del comparto che invece sono state
tempestivamente adottate negli altri Paesi. Per evitare una perdita di competitività della
componentistica italiana abbiamo più volte sottolineato l’urgenza di un tavolo di confronto
con il governo e con le istituzioni finanziarie per la discussione di provvedimenti concreti da
adottare sia a breve-medio che a lungo termine”.
La ricerca è realizzata con la collaborazione di STEP Ricerche Srl.
I dati dell’Osservatorio in breve
La filiera italiana vale nel suo complesso 45 miliardi di euro e impiega 170 mila occupati.
Le imprese piemontesi pesano circa la metà: fatturano 22 miliardi di euro e impiegano più
di 91mila occupati. Rispetto al 2007 si è registrata una perdita dei ricavi totali del 2,6% in
Italia e del 4% per le piemontesi. Una flessione contenuta grazie alla diversificazione degli
ordini verso altri settori diversi dall’auto. Se nel 2007 i ricavi provenienti dal settore COMUNICATO STAMPA
autoveicolare pesavano il 96% del totale, un anno dopo sono scesi all’87%. Questo si traduce in
una perdita dell’11,4% del fatturato specifico legato all’auto in Italia e del 12,9% in Piemonte. I più
penalizzati sul fatturato auto sono stati in Italia gli engineering & designer (E&D) e i subfornitori. Gli
specialisti e gli E&D piemontesi (-0,6% il fatturato totale) si confermano però attrezzati per
fronteggiare anche i periodi di congiuntura negativa.
I problemi più sentiti riguardano la “cassa”: il 70% del campione sottolinea come maggiore criticità
i tempi incerti per l’incasso delle fatture (particolarmente sentita dalle imprese piemontesi), seguita
dalle difficoltà di accesso al credito e alle garanzie per le imprese in condizioni finanziarie difficili
(segnalata dal 36% del campione).
Frena la spesa per la R&S, sostanzialmente ferma al 2,4% del fatturato, dal 2,5% dello scorso anno,
ma il Piemonte è in controtendenza: nonostante un calo della spesa in termini assoluti, si registra un
aumento in termini relativi, dal 2,3% del fatturato nel 2007 al 2,6% nel 2008.
Crescono le imprese che ampliano i propri orizzonti geografici, conquistando nuovi mercati,
soprattutto area mediterranea extra-Europa, India, America Latina, Cina e Europa Centrale. Sono
46 i nuovi impianti aperti all’estero negli ultimi tre anni.
Il quadro internazionale
Dopo 6 anni di tassi di crescita ininterrottamente positivi, nel 2008 la produzione mondiale di
autoveicoli ha segnato il passo, tornando a quota 70milioni di unità (-4% rispetto al 2007). La fase
recessiva però non ha coinvolto tutte le industrie nazionali allo stesso modo. Gli Stati Uniti vedono
un tracollo delle immatricolazioni (-18% fra il 2008 ed il 2007) e della produzione (-19,3%); così
come l’Europa occidentale: -9% di produzione autoveicolare e -8,4% di immatricolazioni di vetture.
Al contrario i mercati emergenti rallentano, ma continuano a crescere in quantità di unità
assemblate, guadagnando quote di mercato. La Cina è ormai il secondo produttore mondiale di
autoveicoli (+5%), nonché il secondo mercato mondiale di automobili (+18%) e si appresta a
superare gli Stati Uniti nel corso del 2009. Crescono anche le produzioni in Brasile (+8%), Russia
(+7,8%) e India (+2,7%). L’Italia registra un -20%. Le prospettive per il 2009 confermano questi
trend, tanto che, nonostante alcuni segnali di frenata (ad esempio dalla Russia) si continua a
progettare e investire in questi paesi.
Per quanto riguarda i costruttori, si nota come la crisi abbia accelerato alcuni processi già in atto da
anni. All’inizio del 2009 colossi storici del panorama autoveicolare come GM e Chrysler hanno
dovuto avviare meccanismi di gestione simili all’amministrazione controllata italiana. Persino Toyota
ha visto interrompere la sua parabola aurea e nel 2008 ha chiuso il bilancio in rosso per la prima
volta nella sua storia.
Questa prolungata fase congiunturale negativa ha cominciato ad avere ripercussioni sull’utilizzo
degli impianti e sui margini dei costruttori: fra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 è stato necessario
tagliare la produzione con misure che vanno dalla sospensione della produzione (in Europa), alla
vera e propria chiusura degli impianti produttivi (negli Stati Uniti). I paesi emergenti, forti di strutture
di costo minori, cominciano ad affacciarsi ai ricchi mercati maturi con i propri prodotti low cost:
dopo la rumena Dacia, sarà la volta della Tata Nano. Le norme più restrittive sulle emissioni e
l’aumento della sensibilità dei consumatori aprono il campo alla rottura di paradigmi tecnologici
consolidati. L’auto del futuro avrà un motore (in parte prima, in tutto poi) elettrico: nuovi partner
strategici saranno allora i produttori di batterie e i fornitori di servizi per la ricarica delle stesse e la
produzione di energia elettrica.
Il mercato italiano
Il mercato Italiano ha registrato nel 2008 un calo delle immatricolazioni del 13%, seguito da un
2009 meno critico a seguito del varo degli incentivi governativi (da marzo a maggio la flessione è
stata del 5%). Anche la produzione ha segnato il passo: nel 2008 si sono assemblati 1,02 milioni di
autoveicoli, contro i 1,28 milioni del 2007 (-20%). Gli incentivi governativi hanno frenato la caduta
nel comparto delle auto (-8,3% a marzo), ma non ancora in quello dei veicoli industriali e
commerciali che nei primi tre mesi del 2009 fanno segnare tassi in discesa del 60%.
Per quanto riguarda il fatturato, se a marzo 2009 il fatturato complessivo del settore registrava un
calo tendenziale del 15% (dato Istat destagionalizzato), i fornitori di parti e componenti vedevano le
loro commesse diminuire sia in Italia (da fine 2007) sia all’estero (dall’estate del 2008), facendo
registrare una flessione tendenziale del 17,5%.
Se le esportazioni nazionali di parti e componenti hanno tenuto la quota dei 13,2 miliardi di euro (-
0,6% rispetto al 2007), il Piemonte registra un risultato sorprendente di crescita in valore assoluto
(+4,2% per 5,2 miliardi) e relativo (ora conta poco meno del 40% del dato nazionale). La
diminuzione registrata dal Resto dell’Italia risulta pari al -3,1%.
Serie storica delle esportazioni di parti e componenti dal Piemonte e dal resto d’Italia,
per il decennio tra il 1999 e il 2008 (dati in milioni di euro) - Fonte: ISTAT
2.748
3.149 3.190 3.275
3.517
3.935
4.181
4.518
5.011
4.649
5.299 5.458 5.504
5.961
6.675
7.396
7.735
8.254
5.191
8.001
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Piemonte
Resto d'Italia
La strategia FIAT
Tutta la filiera italiana ha però guadagnato la ribalta internazionale grazie alle iniziative del Gruppo
Fiat, che si è visto affidare dalla presidenza e dal governo degli Stati Uniti il compito di guidare il
turnaround del gruppo Chrysler, entrandovi con una quota azionaria di partenza pari al 20%.
Questo risultato è stato possibile grazie ai recenti successi ottenuti per mezzo di prodotti e
tecnologie che stanno incontrando sempre più i favori dei consumatori in Italia (dove la quota di
mercato è tornata ai livelli attorno al 35%) e all’estero (nel 2009 in Germania è diventata il terzo
marchio per immatricolazioni; in Brasile primeggia con il 25% del mercato. Il gruppo del Lingotto
vuole crescere per diventare un player globale fra i più grandi del mondo (con una produzione fra i
5 ed i 6 milioni di unità) e per far questo ha indossato le vesti di first mover in un contesto
(finanziario e di mercato) che si presta a scambi azionari.
L’Osservatorio della componentistica autoveicolare: tutti i dati
L’indagine si basa su interviste a 882 imprese piemontesi e italiane. Il campione in questione si
commisura ad un universo di oltre 2.500 società di capitali, componenti la filiera italiana
autoveicolare. Il campione rappresenta tutti i comparti della filiera, ovvero:
- engineering & design (E&D)
- specialisti
- OEM (modulisti/sistemisti)
- subfornitori.
La filiera: fatturato e addetti in Piemonte e in Italia
La filiera vale nel suo complesso 45 miliardi di euro e impiega 170mila occupati. Le imprese con
sede legale in Piemonte si confermano pesare circa la metà del cluster nazionale: fatturano 22
miliardi di euro e impiegano più di 91mila occupati.
Stima di fatturato 2008 e dipendenti della filiera automotive in Italia e in Piemonte
ITALIA Imprese Dipendenti Fatturato 20071 Fatturato 20082 Fatturato AUTO 20083
(stima) (dato reale da bilancio)
in MLD
(stima)
in MLD
(stima) in MLD
TOT. ITALIA 2.186 170.245 € 46,227 € 45,039 € 39,241
Piemonte 879 91.739 € 23,497 € 22,562 € 19,756
Resto d'Italia 1.307 78.506 € 22,730 € 22,477 € 19,484
ED 242 22.322 € 5,526 € 5,437 € 4,549
OEM 56 31.247 € 7,696 € 7,270 € 6,613
SPEC 479 46.150 € 10,893 € 10,818 € 9,878
SUB 1.409 70.526 € 22,112 € 21,514 € 18,201
PIEMONTE Imprese Dipendenti Fatturato 2007 Fatturato 2008 Fatturato AUTO 2008
(stima)
(dato reale da bilancio)
in MLD
(stima)
in MLD
(stima)
in MLD
Piemonte 879 91.739 € 23,497 € 22,562 € 19,756
ED 141 16.235 € 3,793 € 3,768 € 3,225
OEM 31 16.266 € 3,453 € 3,259 € 2,948
SPEC 191 20.791 € 6,040 € 5,875 € 5,531
SUB 516 38.447 € 10,211 € 9,660 € 8,053
Rispetto al 2007 si osserva una perdita dei ricavi totali del 2,6% in Italia e del 4% per le piemontesi.
Una flessione contenuta grazie alla diversificazione degli ordini verso altri settori diversi dall’auto.
Se nel 2007 i ricavi provenienti dal settore autoveicolare pesavano il 96% del totale, un anno dopo
sono scesi al 87%. Questo si traduce in una perdita dell’11,4% del fatturato specifico legato all’auto
in Italia e del 12,9% in Piemonte.
I più penalizzati sul fatturato auto sono stati gli engineering & designer (-14,5%) che però
recuperano grazie alle commesse degli altri comparti (-1,6% sul totale del fatturato) e i subfornitori
(-12,7% fatturato auto). Al contrario gli specialisti (-5,4% per l’auto; -0,7% il totale) e gli E&D
piemontesi (-0,6% il fatturato totale) si confermano attrezzati per fronteggiare anche i periodi di
congiuntura negativa.
Le esigenze più pressanti per le imprese italiane riguardano “la cassa”: il 70% del campione
sottolinea come maggiore criticità i tempi incerti per l’incasso delle fatture (particolarmente sentita
dalle imprese piemontesi), seguita dalle difficoltà di accesso al credito e alle garanzie per le imprese
in condizioni finanziarie difficili (segnalata dal 36% del campione).
Le possibili vie d’uscita
Le soluzioni prospettate per superare l’attuale fase sono la razionalizzazione della produzione
(individuata da un rispondente su due), ma anche la ricerca di nuovi clienti (uno su due), specie
tramite il lancio di prodotti nuovi o migliorati (uno su tre). Non è da trascurare però l’importanza
riservata alla formazione del personale: ci crede il 18% del campione.
1 Fatturato consuntivo che le imprese della filiera hanno prodotto verso tutta l’economia.
2 Proiezione sull’universo della stima campionaria di fatturato verso tutta l’economia.
3 Proiezione sull’universo della stima campionaria di fatturato verso la sola filiera automotive.
L’innovazione
Coerentemente con la volontà di rivedere la struttura dei costi e proporre nuovi prodotti sul mercato
è alta la domanda di prestiti a fondo perduto per investire in innovazione di prodotto o di processo
(più di uno su due). In tempi di contrazione dei margini gli investimenti in innovazione tendono ad
essere sacrificati.
Lo si vede anche dalla frenata della spesa per la R&S (sostanzialmente ferma al 2,4% del fatturato,
dal 2,5% dello scorso anno), che si traduce in una composizione del portafoglio 2009 (21,5% di
prodotti innovativi, 35,8% di prodotti maturi, ma ancora profittevoli e 42,7% di prodotti che
garantiscono margini modesti) identica a quella del 2008. Da segnalare come il Piemonte sia in
controtendenza per quanto riguarda l’impegno in R&S: nonostante un calo della spesa in termini
assoluti, si registra un aumento in termini relativi, dal 2,3% del fatturato nel 2007 al 2,6% nel 2008.
Sono 118 pari al 13,4% le imprese italiane intervistate che negli ultimi 3 anni hanno depositato
brevetti.
Nuovi clienti, sì, ma quali?
Per quanto riguarda la provenienza degli ordini, permane l’importanza di Fiat, ma essa pesa
(direttamente o indirettamente) poco meno del 48% del fatturato di filiera (47,3% per le piemontesi;
48,2% nel resto d’Italia). Da rilevare la crescente importanza delle esportazioni verso gli stabilimenti
Fiat d’oltralpe, che assorbono più di un terzo della domanda del Gruppo.
Ripartizione del fatturato 2008 per cliente (Gruppo Fiat e non, Italia ed estero)
Estero Fiat
Estero non Fiat 13,6%
24,8%
Italia non Fiat
27,4%
Fiat Italia
34,2%
Fonte: Elaborazioni Step Ricerche su dati rilevati da interviste e bilanci
All’estero…
I mercati esteri sono sempre più importanti. Se la crisi non ha permesso a nuovi player di affacciarsi
oltre confine, chi aveva già accesso ai mercati stranieri ne ha tratto giovamento: la parte delle
commesse estere aumenta dal 36,3% al 38,4%. L’internazionalizzazione della filiera cresce
ampliando non solo le commesse, ma anche i propri orizzonti geografici. Negli ultimi 3 anni
sempre più rispondenti sono stati in grado di conquistare nuovi mercati (sono 163 nel 2009, erano
119 nel 2008). Non solo. Dopo aver consolidato gli sbocchi tradizionali (Europa occidentale e Stati
Uniti), guardano con convinzione crescente a quelli emergenti, triplicano le presenze nell’area
mediterranea (extra Europa) e in India; raddoppiano in America latina; aumentano del 30% circa in
Cina, così come nell’Europa centrale.
I nuovi mercati conquistati negli ultimi 3 anni da parte delle 163 aziende, sulle 549 che hanno
clienti all’estero (numero di imprese che dichiarano nuovi mercati, scomposte per Paese).
La presenza all’estero delle imprese italiane si consolida non solo tramite la conquista di nuovi
clienti, ma con l’aumento degli impianti produttivi aperti negli ultimi tre anni: lo scorso anno se ne
erano censiti 11, quest’anno sono stati invece 46. Non siamo però in presenza di una
delocalizzazione, come soluzione per la crisi (risposta adottata dal 2% del campione), ma di una
strategia di espansione che passa necessariamente per i nuovi luoghi di produzione.
Green – tech: nuova opportunità?
Le tecnologie pulite rappresentano già adesso una degli elementi più dinamici della domanda da
parte di consumatori finali e degli assemblatori. E la filiera italiana non sta a guardare. Per il
secondo anno consecutivo la Fiat ha ottenuto il primo posto nella classifica di Jato Dynamics per il
venduto con le emissioni medie più basse in Europa. Questo risultato è stato ottenuto, fra gli altri,
grazie ai motori bi-fuel alimentati a benzina e metano o GPL (che nel primo quadrimestre del 2009
hanno rappresentato il 13% delle immatricolazioni in Italia). Per il prossimo futuro la Fiat si prepara
a lanciare un modello ibrido che combini alcune delle sue nuove tecnologie di punta, come ad
esempio il cambio a doppia frizione a secco e il bicilindrico da 900cc.
Dall’Osservatorio emerge come più di un centinaio di rispondenti sono già coinvolti in progetti
riguardanti il clean tech: 63 di loro hanno recentemente partecipato o promosso progetti
riguardanti componenti che garantiscono maggior efficienza; 63 si sono invece concentrati sui
nuovi propulsori e 36 propellenti “puliti”.
Un’attenzione ancora maggiore è rivolta ad un processo produttivo più “pulito”: quasi il 70% del
campione ha già lavorato in questo senso. Un rispondente su due (degli 882) è riuscito a ridurre gli
scarti della produzione e a migliorare l’efficienza energetica del processo produttivo. 249
rispondenti (pari al 28%) hanno infine aumentato la percentuale di materie riciclabili nei manufatti
prodotti. Per aiutare la filiera ad allargare i propri orizzonti sarà necessaria la collaborazione con le
università e i centri di ricerca locali che già oggi interessano più del 10% dei rispondenti.
Verso questo obiettivo lavora in questi giorni il SAE Group Torino (Society of Automotive Engineers
con sede presso la Camera di commercio di Torino) che con la preziosa collaborazione scientifica
del Politecnico di Torino, il CRF - Centro Ricerche Fiat, ATA – Associazione Tecnica dell’Automobile
e GM Power Train Europe organizza oggi e domani un simposio internazionale dedicato
all’esplorazione di nuove frontiere tecnologiche per l’auto verde del futuro e all’analisi dello stato
dell’arte per il settore automotive. Nell’Aula Magna del Politecnico torinese, circa 50 relatori da tutto
49
39 30
9
25
9
12
2
2
13
3
8
15
17
il mondo e rappresentanti dei maggiori nomi dell’industria automobilistica si stanno confrontando
con oltre 300 professionisti di settore provenienti da aziende e atenei sui temi come la riduzione dei
gas serra, l’utilizzo di energie sostenibili, lo sfruttamento di fonti alternative di propulsione, la
riduzione della dipendenza dal petrolio. Nel 2050 oltre 2 miliardi di auto circoleranno sul pianeta
(circa 3 volte il parco auto mondiale attuale). Sfide di queste dimensioni sono quindi decisive per
l’industria e posizionano la nostra città e la sua eccellenza tecnologica automotive al centro di una
ampio processo di confronto internazionale, come laboratorio reale, per la sperimentazione e lo
sviluppo tecnologico della mobilità sostenibile.
I primi mesi del 2009
Nei primi tre mesi dell’anno il mercato europeo (si ricordi che le commesse europee pesano circa i
due terzi del totale delle esportazioni piemontesi) ha perso 720mila immatricolazioni rispetto al
primo trimestre del 2008 (-17,2% tendenziale), quando già si era registrato un -1,7% sul I trimestre
2007. Gli incentivi varati progressivamente dai governi europei hanno rilanciato le vendite in alcuni
paesi (Germania e Francia su tutti). Prima di riprendere un po’ di fiato i componentisti hanno però
dovuto fare i conti con lo smaltimento degli loro stock e di quelli dei clienti finali.
Il gruppo Fiat, al quale le imprese piemontesi devono il 47% dei loro ricavi, chiudeva il I trimestre
2009 con una perdita del 8,6% (pari a 30mila immatricolazioni in meno) sul mercato europeo,
nonostante nel mese di marzo abbia ricominciato a far registrare tassi di crescita positivi e in
controtendenza rispetto al mercato continentale (+14,3% a marzo contro un dato europeo ancora
in frenata del 9%). La frenata dei mercati mondiali ed europeo in particolare si traducono in una
flessione delle esportazioni. Nel mese di marzo 2009 le esportazioni di parti e componenti italiane
sono scese del 36,8% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
Dopo aver analizzato i dati riguardanti l’estero è bene concentrarsi sulla produzione autoveicolare
italiana, dalla quale lo scorso anno sono derivati due euro su tre incassati dalle imprese piemontesi.
Nel primo trimestre del 2009 sono stati prodotti in Italia 187mila autoveicoli, 117mila in meno (-
38,6%) rispetto allo stesso periodo del 2008, quando si era già registrato un -5%. Se nel mese di
marzo la caduta della produzione di autovetture ha rallentato la sua corsa (-8% il dato tendenziale),
la produzione di veicoli commerciali e industriali (ai quali ormai la filiera piemontese e nazionale
deve più di un terzo dei suoi ricavi) ha continuato a flettere con tassi attorno al 60%. Per quanto
riguarda il Piemonte l'indagine congiunturale sull'industria manifatturiera piemontese condotta da
Unioncamere Piemonte evidenzia che il settore dei mezzi di trasporto nel primo trimestre 2009 ha
registrato una diminuzione della produzione del 38,8% rispetto al corrispondente periodo dell'anno
precedente.
Leggendo questi dati non stupisce constatare come gli imprenditori piemontesi intervistati su questa
fase congiunturale siano concentrati nella razionalizzazione della produzione (225 imprese, pari al
57,4% dei 392 rispondenti la segnalano come una delle maggiori ricette per uscire dalla crisi). Per
far questo un’azienda su cinque chiede regole più agevoli per l’accesso agli ammortizzatori sociali.
Se si cerca di contenere costi fissi e variabili, con la stessa intensità si cercano nuovi clienti:
soluzione individuata dal 57,7% dei rispondenti piemontesi. Allo stesso tempo però vi è la necessità
di innovare per poter proporre ai clienti (tradizionali e non) nuovi manufatti. In un periodo di
riduzione dei margini però le imprese piemontesi (il 29% delle 392 rispondenti) chiedono di poter
essere aiutate in questa attività strategica con finanziamenti a fondo perduto.
Per informazioni:
Settore Comunicazione esterna - Ufficio Stampa
Camera di commercio di Torino Via Carlo Alberto 16 10123 Torino
Tel. 011 571 6652/5
ufficio.stampa@to.camcom.it
www.to.camcom.it/comunicatistampa